Piede piatto dell’adulto
Il piede piatto acquisito dell’adulto va distinto da quello del bambino, ed è caratterizzato da una deformità molto comune del piede con una perdita dell’arco plantare. Tale deformità può essere o meno sintomatica, in alcuni casi infatti non dà alcun tipo di fastidio o dolore. Nei casi in cui invece sia causa di problemi nella vita quotidiana è necessario un inquadramento ed un trattamento specialistico.
Descrizione della patologia, definizione e sintomi
La patologia è più frequente nel sesso femminile, nella fascia d’età compresa tra i 55 e i 70 anni. In questa condizione il piede tende nel tempo a deformarsi progressivamente perdendo il caratteristico arco plantare sulla parte interna del piede. In alcuni casi la parte terminale del piede (avampiede) può compensare la deformità ruotando verso l’esterno. A seconda delle diverse forme della patologia, il piede piatto può associarsi a: un dolore sulla parte interna del piede e sotto il malleolo mediale (condizione molto comune) da riferirsi ad un’infiammazione del tendine tibiale posteriore; un rigonfiamento sulla parte interna del piede; dolore che peggiora con attività come corsa e salti; nei casi più avanzati il dolore si manifesta anche sulla parte esterna della caviglia.
Le cause
Le cause del piede piatto non sono sempre ben definite. L’esatta eziologia è spesso sconosciuta. In alcuni casi la deformità può correlarsi a pregressi traumi o a patologie reumatiche come ad esempio l’artrite reumatoide. Anche altre condizioni quali obesità e diabete possono predisporre allo sviluppo del piede piatto. La deformità causa una progressiva disfunzione del tendine tibiale posteriore, un tendine che passa sul lato interno della caviglia e del piede e che ha un ruolo fondamentale nel mantenimento dell’arco plantare e nel supporto del piede durante la deambulazione.
Eventuali correlazioni con altre patologie
Come precedentemente riportato questa patologia può correlarsi ed essere conseguenza di altre patologie come diabete, obesità, malattie reumatiche.
La diagnosi
La diagnosi è prevalentemente clinica, lo specialista ortopedico valuterà il paziente in piedi in posizione statica, durante la deambulazione e in posizione supina, per evidenziare come si comporta il piede nelle differenti situazioni in carico e non in carico. Verranno anche valutate eventuali rigidità articolari al piede ed alla caviglia, conseguenza di un piede piatto di grado severo. È comunque indicato effettuare come primo esame diagnostico una radiografia di entrambi i piedi in carico (in piedi). Lo specialista valuterà poi in base al quadro clinico se richiedere altri approfondimenti strumentali come la TC (tomografia computerizzata) o la RMN (risonanza magnetica nucleare).
Terapia conservativa
La terapia conservativa è indicata inizialmente in tutti i casi di piede piatto ed è spesso in grado di risolvere il problema. Al paziente potrà essere prescritto un plantare su misura in grado di sostenere il piede ed in particolare l’arco plantare, alleviando i sintomi. In alcuni casi per ridurre il dolore in fase acuta potranno essere prescritti tutori per immobilizzare provvisoriamente il piede e potrà essere eventualmente indicato di non caricare il peso sul piede interessato per un periodo limitato.
Trattamento chirurgico
Il ricorso all’intervento è consigliato in pazienti con sintomi persistenti oltre i 6 mesi nonostante il trattamento conservativo sopra descritto. L’intervento chirurgico prevede procedure molto diverse a seconda del grado e della severità della deformità. Nei casi meno gravi, ove non si sia sviluppata un’artrosi delle articolazioni di piede e caviglia, possono essere praticate specifiche osteotomie (tagli sulle ossa del piede) e transfer (spostamenti) di tendini del piede che mirano a ridare al piede stesso una forma corretta e a ripristinare l’arco plantare. Nei casi più severi, associati ad artrosi, potrebbe essere indicato un intervento più definitivo chiamato artrodesi, che prevede la fusione di due ossa di una determinata articolazione affetta da artrosi. Anche in questo caso l’obiettivo è ripristinare la forma e l’appoggio corretto del piede. Nel postoperatorio è possibile camminare da subito sul piede operato indossando un’apposita scarpa.
Prevenzione e consigli
È utile evitare l’utilizzo di scarpe strette e scarpe con tacchi oltre i 4-5 cm che possono peggiorare i sintomi. Sono invece da prediligere scarpe comode a pianta larga e con un buon sostegno interno dell’arco mediale. Non ci sono però consigli specifici atti a prevenire lo sviluppo del piede piatto nell’adulto.